ESG è un acronimo, coniato nel 2005, che sta per Environmental, Social, Governance: si tratta dei tre livelli cruciali attraverso i quali ogni azienda viene oggi verificata, misurata, controllata e persino sostenuta/finanziata, dagli investitori e dai clienti.
Nonostante si tratti di un tema abbastanza recente, è diventato vitale per ogni azienda perché riconduce a una serie di criteri utilizzati dagli investitori quando devono decidere dove indirizzare i propri soldi e sempre più anche dai consumatori quando devono scegliere un prodotto. Secondo il Rapporto SDGs 2021 dell’Istat (ovvero sugli obiettivi di sviluppo sostenibile), infatti, la preoccupazione delle famiglie per i cambiamenti climatici è passata dal 63,3% del 2012 al 70% di oggi.
I criteri ESG altro non sono che una serie di standard operativi a cui l’azienda deve ispirarsi per poter garantire il raggiungimento di determinati risultati a livello di ambiente, sociale e di governance.
A ognuna delle tre lettere dell’acronimo ESG corrisponde un criterio preciso:
E-Environmental si riferisce al comportamento dell’azienda nei confronti dell’ambiente;
S-Social è relativo all’impatto sociale, quindi in senso lato al rapporto con il territorio, con le persone, con dipendenti, fornitori e clienti e in generale con la comunità all’interno della quale l’azienda opera;
G-Governance riguarda la gestione aziendale, che dovrebbe essere ispirata a buone pratiche e principi etici, quindi abbraccia ambiti quali la retribuzione dei dirigenti, il rispetto degli azionisti ma anche delle minoranze, la trasparenza nelle decisioni e nelle scelte aziendali.
Fino a poco tempo fa, l’impegno sociale e ambientale, le buone pratiche e l’etica rappresentavano scelte completamente soggettive: un’azienda poteva decidere di essere attenta all’ambiente e alla sostenibilità e di assumere comportamenti rispettosi dei propri collaboratori e della comunità in cui operava, ma si trattava di buon pratiche in alcun modo “dovute”.
I relativi risultati e obiettivi raggiunti potevano sì essere comunicati, ma non esistevano criteri per misurarli, né per metterli a confronto con quelli adottati da altre aziende. Non potevano quindi, in pratica, essere valutati in modo “oggettivo”.
La nascita dei criteri di valutazione ESG, invece, ha di fatto segnato un cambio totale di approccio, perché ha reso disponibili criteri di misurazione delle attività ambientali, sociali e di governance non solo oggettivi, ma anche condivisi dal mercato.
I temi su cui poggia il percorso verso l’ESG sono fondamentalmente tre:
Questo tipo di approccio, per un’azienda, si traduce in una valutazione positiva da parte degli investitori (e dei consumatori) sotto molti punti di vista.
Innanzitutto una società “sostenibile” è meno sottoposta ai rischi derivanti dalle emergenze ambientali, è in grado di rispettare al meglio le relative normative e quindi meno soggetta a controversie legali.
La strada che porta un’azienda al miglioramento del rating ESG passa necessariamente per l’innovazione e l’utilizzo delle tecnologie più avanzate oggi disponibili sul mercato. Il digitale, in particolare, rappresenta un’acceleratore nella trasformazione del modo di produrre, consumare e gestire le risorse, ed è la chiave per la gestione intelligente, efficiente – e quindi maggiormente sostenibile – dell'energia.
La pianificazione e l'uso efficiente delle unità di produzione e del consumo di energia sono infatti uno dei tasselli fondamentali che consentono di ottimizzare le risorse, proteggere il clima e ridurre i costi, rispondendo quindi ai criteri ESG.