Sostenibilità e innovazione sono temi sulla bocca di molti ormai da anni, molto spesso interconnessi l’un l’altro. Ciò non significa necessariamente che la mole di discorsi fatti a riguardo sia corrisposto a un generale grado di consapevolezza di cosa comporti mettersi in gioco questi due ambiti.
In un periodo in cui questa definizione guadagna sempre più spazio anche nel dibattito pubblico, nei media e sul web, può capitare di imbattersi in più di un dubbio su ciò che significhi davvero parlare di innovazione per la sostenibilità.
In questo articolo andremo proprio a chiarire questo aspetto.
Una premessa importante: parlare di innovazione in ambito sostenibile fa ovviamente riferimento a un cappello molto generale, sotto cui ci sono differenti risvolti, ambiti e iniziative anche differenti l’uno dall’altro.
Questo perché, specialmente con il termine “innovazione” si parla ad ampio raggio di tutte le idee, i processi, i prodotti e le tecnologie studiate e messe in campo per ridurre l’impatto ambientale, l’impronta di carbonio e le emissioni inquinanti di dispositivi, beni, processi produttivi, aziende e intere società.
L’innovazione può essere intesa sia in ambito digitale, tecnologico che in ambito di approvvigionamento di energia e risorse, privilegiando per esempio fornitori che utilizzano soluzioni energetiche rinnovabili, ma anche in ambito puramente gestionale e logistico.
Un approccio che chiaramente sponsorizza investimenti e ricerca per dare vita concretamente a soluzioni che favoriscano la nascita di una società e un comparto produttivo più virtuoso, rispettoso del Pianeta e consapevole nell’uso delle risorse ambientali.
Si potrebbe parlare di innovazione per la sostenibilità in tantissimi modi e ambiti differenti. Concentriamoci però sui risvolti che ciò ha per le aziende disposte ad investire in questo settore: è chiaro che il mindset e la volontà di modernizzare i propri processi aziendali siano il presupposto necessario affinché qualsiasi tipo di iniziativa innovativa possa trovare terreno fertile.
Va benissimo adottare software o hardware per l’efficientamento energetico, per esempio, come anche scegliere di installare pannelli fotovoltaici per sfruttare la luce del Sole per il proprio fabbisogno energetico oppure produrre e vendere prodotti ecosostenibili ed ecocompatibili. Ma la sostenibilità si misura anche attraverso scelte e azioni meno direttamente legate all’implementazione di strumenti o cambiando approvvigionamento.
Una scelta innovativa e sostenibile, per esempio, potrebbe essere anche quella di incentivare tipologie di lavoro da remoto o lo smart-working, così da risparmiare sui consumi energetici ed evitare che i propri dipendenti siano costretti a utilizzare auto e moto per recarsi sul lavoro. Ma anche limitare gli sprechi in ambito alimentare - nelle mense aziendali, per esempio - o migliorare la propria logistica prevedendo spedizioni ottimizzate da fornitori e per clienti che siano consegnate a destinatari in zone limitrofe in un solo momento piuttosto che in singoli invii, più inquinanti.
Il fattore determinante è sostanzialmente uno: qualsiasi azione, anche minima, ha un forte impatto e si porta dietro un’impronta ambientale, come praticamente qualsiasi azione umana.
Quindi, da imprenditori o decision maker, dovremmo chiederci: è meglio installare soltanto pannelli fotovoltaici o implementare, al loro fianco, altre pratiche virtuose che riducono sprechi di energia, per quanto ottenuta in modo “pulito”, promuovendo al contempo nuove modalità di lavoro e di produttività?
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