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Come un'azienda può raggiungere la neutralità carbonica

Scritto da Stefano Zanin | 3 aprile 2024

Potrebbe trattarsi di un malinteso comune pensare che, quando si parla di neutralità carbonica in azienda, ci si riferisca soltanto alla compensazione delle emissioni di gas serra prodotte nei propri processi operativi/produttivi da un’attività.

Lo scenario, in realtà, è molto più complesso di come appare, con diversi ulteriori ambiti di azione su cui le aziende possono intervenire per ridurre il proprio contributo in termini di emissioni e impatto ambientale. Quali? Scopriamolo in questo articolo.

 

Cos'è la neutralità carbonica?

 

Prima di tutto, è bene definire con chiarezza che cosa si intende per neutralità carbonica, o carbon neutrality: questo termine indica il bilancio tra emissioni di gas serra prodotte in modo diretto o indiretto da un’azienda e quelle compensate o ridotte dalla stessa con azioni apposite.

L’obiettivo per le aziende che vogliono raggiungere questo obiettivo, come si può comprendere dal termine stesso, è di arrivare a pareggiare la quantità di emissioni inquinanti e quelle “neutralizzate” tramite iniziative virtuose, sostenibili o strategie di decarbonizzazione. Se è logico pensare che un primo ambito di intervento sia la riduzione dell’impiego di combustibili fossili e altre risorse non rinnovabili per la produzione di energia, è bene non dimenticare altri aspetti dell’operatività aziendale che hanno un impatto sull’ambiente e sull’impronta di carbonio di un’attività.

Dai trasporti utilizzati dalle risorse per giungere sul luogo di lavoro alla dotazione di sistemi per l’efficientamento energetico, così come progetti esterni all’azienda per la conservazione e la protezione ambientale, gli ambiti dove intervenire sono molteplici e diversi tra loro.

 

5 ambiti di intervento per la neutralità carbonica

 

  1. L’efficienza energetica

    Una delle strategie più efficaci e immediate per ridurre le emissioni di gas serra è migliorare l'efficienza energetica degli edifici e degli impianti aziendali.

    È facile e accessibile per le aziende investire in tecnologie e pratiche che vanno a ridurre e ottimizzare il consumo di energia necessario per i processi produttivi grazie a tool come BMS o EMS: strumenti intelligenti che aiutano ad analizzare il consumo di energia di interi edifici o sistemi per poi proporre interventi mirati a favore di un miglior utilizzo delle risorse.

  2. Le energie rinnovabili

    A questo si aggiunge, ovviamente, la transizione, per ciò che concerne l’approvvigionamento di energia, verso fonti rinnovabili e più sostenibili, così da avere un minor impatto sul pianeta.

    Affidarsi a energia solare, eolica o idroelettrica lancia un messaggio chiaro, consapevole riguardo l’impegno aziendale verso la carbon neutrality. Quale energia migliore, se non quella della natura, per ridurre il proprio impatto negativo su problematiche come riscaldamento globale, climate change e inquinamento?

  3. Il trasporto

    Le aziende possono ridurre sostanzialmente l'impronta ambientale dei loro trasporti non solo attraverso una programmazione intelligente di spedizioni e rotte commerciali, ma anche da azioni molto più immediate e di rapido riscontro come lo smart-working, laddove possibile.

    Lavorando da casa, le risorse evitano ogni giorno diversi potenziali tragitti inquinanti con i propri veicoli privati (o quelli pubblici, molto meno impattanti), permettendo all’azienda di risparmiare anche sull’energia consumata per riscaldare o raffreddare gli ambienti di lavoro.

  4. Offsetting delle emissioni

    Nonostante tutti gli sforzi per ridurre le emissioni aziendali, è probabile che alcune siano inevitabili per dar seguito all’operatività regolare di un’attività.

    Le aziende possono comunque intervenire su ciò che non possono evitare, investendo in progetti di Carbon offsets and credits (ossia di compensazione di carbonio) certificati: un modo per dare comunque un contributo a cause importanti e necessarie per contrastare i cambiamenti climatici come la riforestazione, la protezione di ecosistemi o la cattura e stoccaggio del carbonio in eccesso nell’atmosfera.

  5. La catena di approvvigionamento

    Come detto, non sono solo quelle prodotte nei processi produttivi interni le emissioni che vanno a contribuire alla carbon footprint di un’azienda.

    È importante analizzare anche la catena di approvvigionamenti attraverso cui un’attività ottiene le materie o le risorse per portare avanti l’operatività.

    Per compensare ulteriormente l’impatto che questa ha sull’ambiente, un’azienda può coinvolgere nel processo di carbon neutrality anche i propri fornitori, portando per esempio all’adozione e adesione a standard di sostenibilità condivisi o l'analisi, tracciabilità e ottimizzazione di tutta la catena di approvvigionamento, cosicché emergano aree di intervento da migliorare o cambiare in toto in favore di alternative più green.

Un obiettivo virtuoso, rivolto a qualsiasi tipo di azienda

 

Quando si parla di neutralità carbonica è bene ricordare che si tratta di un obiettivo in continuo divenire e assestamento, ambizioso eppure cruciale per rispondere adeguatamente alle sfide che la nostra e le prossime generazioni dovranno affrontare, specie in ambito ambientale e di risorse a disposizione per la nostra specie.

Pensare che la propria azienda, grande o piccola che sia, non abbia un ruolo in questo scenario è limitante, nonché deresponsabilizzante: impegnarsi per raggiungere un obiettivo virtuoso è un valore, un impegno concreto rivolto anche al di fuori dell’area di competenza dell’azienda, verso cittadini privati, verso la nostra società, verso il Pianeta che ci ospita.

 

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