"...Se avessimo un computer in grado di conoscere tutto ciò che c'è da sapere sulle cose, utilizzando dati raccolti senza alcun aiuto da parte nostra, saremmo in grado di monitorare e conteggiare ogni cosa e di ridurre notevolmente sprechi, perdite e costi. Potremmo sapere quando le cose devono essere sostituite, riparate o richiamate, e se sono fresche o hanno superato il loro momento migliore..."
Il precursore di questo pensiero è Kevin Ashton, ricercatore inglese presso il MIT (Massachussets Institute of Tecnology), che nel 1999, durante una conferenza, ha coniato il termine internet of things per spiegare la scoperta fatta assieme al suo team: sfruttare le radio frequenze per connettere gli oggetti tra di loro.
Internet ha modificato il nostro stile di vita, ha abbattuto le distanze, ha migliorato la comunicazione e il modo in cui otteniamo informazioni.
Un cambiamento radicale ha portato alla più grande rivoluzione tecnologica mai avvenuta nella nostra società: l'IoT ovvero, tradotto in italiano, l'internet delle cose.
Questo termine indica tutte quelle tecnologie che consentono di trasformare un qualunque oggetto, collegandolo a internet, in un dispositivo intelligente in grado di svolgere azioni come misurare la temperatura dell'aria, umidità, CO2, elettricità, tensione, corrente, rilevazione luminosa...
I device svolgono principalmente una funzione di monitoraggio produzione iot e controllo continuo per elaborare i dati e trasformarli in informazioni al fine di facilitare i processi decisionali dell'uomo, intraprendere nuovi percorsi di innovazione e business, ottimizzare le performance garantendo un notevole risparmio di tempo migliorando la qualità della nostra vita.
Nell'ultima Worldwide Semiannual Internet of Things Spending Guide pubblicata a giugno 2018, la spesa riguardante la sensoristica IoT nel mondo si aggirerà intorno ai 1.2 trilioni di dollari entro il 2022.
Una spesa altissima che, secondo le previsioni dell'Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, riguarderà anche il nostro paese con un giro di affari di 1,3 miliardi di euro nel 2017 e di oltre 5 miliardi di euro nel 2018, c'è da aspettarsi un aumento considerevole di questa cifra nel 2019.
Le imprese stanno vivendo una trasformazione digitale chiamata "Industrial Internet of things" poiché iniziano a intravedere il potenziale dei big data raccolti attraverso dispositivi intelligenti ma, per apportare benefici concreti alla propria realtà aziendale, bisogna essere in grado di interpretarli.
Con big data si indica la capacità di immagazzinare ampi volumi di informazioni per un'analisi futura.
La migliore strategia da attuare è correlare, in una piattaforma in Cloud, i dati provenienti dall'IoT con quelli già esistenti nel sistema per ottenere una visione più completa.
Per ottenere queste informazioni bisogna posizionare dei sensori sulle macchine di produzione e su qualsiasi impianto da monitorare.
aumentare il fatturato grazie a una conoscenza approfondita del mercato e dei propri clienti;
prevedere i bisogni delle persone per modificare la propria offerta;
aprirsi a nuove opportunità di business con la creazione di prodotti e servizi.
Ma quali sono i benefici che spingono un'azienda a investire e credere in un progetto IoT?
Sicuramente i più evidenti si possono elencare in 7 punti:
maggiore efficienza nelle linee di produzione automatizzate: i sensori posizionati sui macchinari calcolano, con estrema precisione, il tempo di fabbricazione del prodotto;
Evogy sfrutta le capacità dell'IoT per gestire l'efficienza energetica iot industriale di grandi building.
Il nostro cliente aveva l'esigenza di monitorare i consumi e telegestire in maniera intelligente i suoi impianti ausiliari, con un ottica incentrata sull'efficienza energetica.