Spesso quando si parla di inquinamento dell’aria il pensiero corre ai cieli grigi delle grandi città causato da smog, gas di scarico delle auto e impianti di riscaldamento. In realtà anche l’aria degli ambienti chiusi può essere malsana, e la pandemia da Covid-19 ce lo ha inesorabilmente ricordato, costringendoci ad indossare le mascherine per proteggerci dal contagio.
La qualità dell’aria assume ancora più importanza se riferita ad ambienti che per loro natura ospitano persone già debilitate e magari immunodepresse, come gli ospedali e le case di cura.
In questi ambienti, dalle sale d’attesa ai corridoi, dagli ambulatori alle sale visita, dagli ascensori alle mense, la qualità dell’aria influisce più che mai non solo sulla salute e il benessere dei degenti, ma anche sul quella del personale che ci lavora. Un paziente affetto da infezioni respiratorie o malattie trasmissibili per via aerea, infatti, può diffondere nell’aria microbi pericolosi per gli altri pazienti, il personale sanitario e i visitatori.
Ecco quindi che il controllo della qualità dell’aria diventa cruciale.
La contaminazione dell'aria in un ospedale, o in generale negli ambienti chiusi, include particelle provenienti dalla fine combustione e dalle stazioni di produzione di energia (PM 2.5), dalle eventuali polveri vulcaniche, dai bioareosol, dai patogeni come i pollini, i batteri, i virus e le spore, dal fumo di tabacco dell'ambiente (ETS), dalle polveri di asbesto e di silice, dai gas e dai vapori CO2, CO, NO2, NO, O3, SO2, radon, e VOCs.
Nel Rapporto ISS Covid-19 • n. 11/2021 (Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2) viene chiaramente indicato come sia necessario, negli ambienti chiusi:
garantire un buon ricambio dell'aria naturale e una appropriata ventilazione meccanica;
adottare una idonea filtrazione, che diriga i flussi dell'aria delle zone meno contaminate verso quelle potenzialmente più contaminate/inquinate;
controllo temperatura e umidità relativa dell'aria;
verificare la periodicità della pulizia e manutenzione dei sistemi.
Il rapporto, in particolare, si focalizza sulle misure preventive e promuove una serie di azioni da adeguare e implementare, tra le quali:
l’apertura delle finestre e dei balconi;
la rimodulazione delle condizioni operative degli impianti tecnologici e ioT, le frequenze e le modalità delle manutenzioni;
la rimodulazione dei parametri microclimatici al fine di evitare valori di temperatura e di umidità relativa dell’aria troppo elevate o troppo basse.
Il rapporto, inoltre, fornisce alcuni consigli pratici da adottare durante l’utilizzo di prodotti e di attrezzature impiegate nell’attività di pulizia, sanificazione e disinfezione. Alcuni prodotti, infatti, possono portare a emissioni di composti organici volatili COV e/o contribuire alla formazione secondaria di altri inquinanti di particolare interesse igienico sanitario (ad esempio formaldeide, PM10, PM2,5).
Come deve essere, quindi, l’aria all’interno degli ospedali? Sempre l’Istituto Superiore di Sanità fornisce precise indicazioni che riguardano in modo particolare gli impianti HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning).
1) La temperatura
Quella ideale per il benessere fisiologico nel periodo invernale è compresa tra i 20 e i 22 °C e nel periodo estivo tra i 22 e i 26 °C. Il grado di umidità relativa dell’aria deve essere compreso tra il 35 e il 45% nel periodo invernale e tra i 50 e il 60% nel periodo estivo.
Bisogna fare attenzione ai livelli di umidità relativa superiore al 70%, perché tale situazione favorisce la crescita di contaminanti di natura microbica (soprattutto muffe e batteri).
2) I sistemi aeraulici
Per quanto riguarda gli impianti di riscaldamento/condizionamento/ventilazione, è fondamentale acquisire tutte le informazioni sul loro corretto funzionamento, ovvero dell’efficienza energetica, perdite di carico, registro di conduzione, tempi di scadenza della manutenzione, tipo di pacco filtrante installato, interventi programmati.
In caso di impianti fissi di riscaldamento/raffrescamento (es. climatizzatori aria-aria, o pompe di calore split), che non utilizzano “nuova aria esterna” ma ricircolano sempre la stessa aria che viene riscaldata/raffreddata, è importante aprire finestre e balconi per pochi minuti più volte al giorno, per operare una diluizione/riduzione delle concentrazioni di specifici inquinanti accumulati nell’aria ricircolata (es. i COV, il PM10, gli odori, gli agenti biologici), della CO2, e dell’umidità relativa.
Le moderne tecnologie consentono di monitorare gli impianti aeraulici in modo più efficiente, anche dal punto di vista dei consumi.
Si tratta di soluzioni che permettono di misurare costantemente i più importanti parametri di qualità dell’aria monitorando i valori dei principali inquinanti e rendendo disponibile l’andamento statistico della concentrazione.
Grazie a queste soluzioni:
i valori possono essere consultati in tempo reale;
è possibile installare più dispositivi e metterli in relazione tra loro confrontando dati e rilevazioni;
sono predisposti avvisi in caso di superamento dei livelli soglia.
Solo attraverso il controllo dell’igiene aeraulica e la misurazione di temperatura, umidità relativa, particolato aerodisperso, anidride carbonica e componenti organiche volatili è possibile mantenere l’aria degli ospedali - respirata da chi vi soggiorna - salubre.